mercoledì 12 giugno 2013

Il mese delle Ortensie


Ortensia - Cure colturali




Impianto 

La stagione ideale per piantare le ortensie è la primavera, quando non vi sia più pericolo di gelate o l’autunno, nei climi più caldi. Evitare comunque di piantare in una giornata particolarmente rigida o di vento freddo. La condizione migliore è quando, dopo la pioggia, il terreno è friabile e umido. 
La buca va scavata di dimensione doppia, sia in larghezza che in profondità, della zolla da piantare. Deporre sul fondo dello stallatico ben maturo o del composto. Riempire con la terra dello scavo, alla quale si sarà aggiunto sabbia o composto di foglie, per aiutare la ritenzione dell’acqua. Bagnare abbondantemente. Una buona pacciamatura, attorno alla pianta, aiuterà a mantenere l’umidità desiderata. Controllare, nei giorni successivi, se la pianta dà segni di sete: in quel caso bagnare copiosamente. Se si pianta l’ortensia in mezzo al prato, lasciare un anello di terra nuda attorno al piede del cespuglio, perché le sue radici non soffrano la concorrenza di quelle dell’erba. Man mano che il cespuglio si allarga, ingrandire l’anello attorno al piede. Se si pianta in terreno scosceso, creare, con l’aiuto di grosse pietre o altro materiale, una sorta di conca attorno alla base della pianta che raccolga l’acqua e le impedisca di scivolare tutta via. 
Se l’ortensia è coltivata in vaso, questo dovrà essere di dimensione adatta alla pianta e proporzionato al suo sviluppo futuro. Quando non sia più possibile continuare a procurare vasi sempre più grandi, sarà utile –al termine dell’inverno- togliere dal vaso, diventato stretto, tutta la zolla senza romperla. Con una lama tagliente asportare una fetta,  corrispondente all’incirca ad un quarto dell’altezza della zolla. Rimetterla nello stesso vaso, aggiungendo nuova terra ricca di sostanze nutritive. Porre temporaneamente il vaso all’ombra, bagnare e spruzzare i fusti abbondantemente. 
Se la pianta è in zolla, la messa a dimora si effettuerà in inverno. Una pianta giovane si adatterà più facilmente alla nuova collocazione, mentre un soggetto più adulto e/o di grande taglia dovrà essere più seguito per curarne l’attecchimento. Se le estremità delle radici si presentano rovinate, spuntatele con cesoie ben pulite e la zolla troppo compatta dovrà essere lavata con un getto d’acqua a pressione moderata.
Le piante in contenitore hanno il vantaggio di poter essere piantate tutto l’anno, salvo durante i periodi di siccità o di gelo e di poter essere scelte quando sono in fiore. Se svasando la zolla, le radici si presentano infeltrite e tappezzanti l’intera superficie esterna che era a contatto delle pareti del vaso, sarà indispensabile rompere questo strato infeltrito con tagli  che lo incidano dall’alto in basso,  quindi spettinare le radici lungo le incisioni e immergere  la zolla in un secchio  d’acqua (piovana sarebbe l’ideale)  per almeno due ore.

Terreno 

Le ortensie sono piante acidofile, ciò significa che il terreno dove coltivarle deve essere acido. Un terreno con pH compreso tra 4 e 6 è l’ideale. L’acqua piovana neutra, non modifica l’acidità del terreno ed è da preferirsi a qualsiasi altra per le annaffiature.
Il terreno deve essere mantenuto sempre fresco, ma ben drenato. Quindi attenzione ai ristagni d’acqua. 
In presenza di terreno neutro o calcareo sarà opportuno, per la maggior parte delle specie, prendere questi provvedimenti per procedere alla messa a dimora: 
- Foderare la buca con un telo in plastica nera per uso agricolo, ave
nte lo scopo di isolare dalle infiltrazioni alcaline le radici dell’ortensia. La plastica dovrà salire lungo le pareti laterali e sbordare un po’ sul terreno attorno.
- Disporre un letto di ghiaia di 10-15 cm sotto la plastica. 
- Forare il fondo del telo con più fori ( ottenuti con un cutter, di 2 cm di diametro, ogni 10 cm di distanza l’uno dall’altro). 
- Riempire la buca con terriccio acido ( + allume nel caso si voglia ottenere una varietà a fiore blu). 
- Fermare i bordi del telo in plastica a filo del terreno, mascherandoli con il terreno circostante.
Il ruolo del terreno è molto importante per quanto concerne il colore delle ortensie.
Come fare per ottenere il rosa o il blu? Basterà attenersi alle indicazioni che seguono. 
Il colore blu lo si ottiene bello e intenso se abbiamo queste condizioni: presenza d’alluminio nel terreno e grande acidità (pH tra 4 e5,5) che permetta all’alluminio di essere assorbito dalle radici della pianta. 
Se il terreno non presenta naturalmente queste caratteristiche, potremo crearle ad arte riempiendo la fossa di piantumazione con un terriccio molto acido, ottenuto mescolando 1/4 di torba bionda, 1/2 di terra di brughiera, 1/4 di terra da orto a cui verrà aggiunto lo 0,2 di allume che apporterà l’alluminio necessario a rendere il fiore blu. In seguito, per mantenere il colore blu, bisognerà innaffiare solo con acqua piovana e se questa non sia disponibile si dovrà aggiungere alle annaffiature un preparato “ speciale per ortensie blu” che si trova in commercio e contiene un derivato d’alluminio. 
Il colore rosa, lo si ottiene naturalmente in un terreno poco acido (pH compreso tra 6 e 6,2). Per correggere un terreno acido, si aggiungano piccole quantità (da 0,1 a 0,3%) di calcare, sotto forma di polvere di gesso. Questa operazione va fatta, anno dopo anno, spargendo qualche cucchiaiata di prodotto sulla superficie attorno alla pianta, non dimenticare che un eccesso di calcare provocherà una clorosi ferrosa, quindi la modificazione andrà fatta in modo progressivo. Per conservare il colore rosa ottenuto, bagnare e fertilizzare con un prodotto “speciale per ortensie rosa”.

Concimazione 

La migliore è quella fornita dallo stallatico di vacca ben decomposto (deve invecchiare per almeno due anni all’aria aperta, prima di essere usato). Poiché è sempre più difficile trovare dello stallatico di vacca stagionato e di allevamenti sicuri, bisognerà utilizzare un concime in granuli “speciale per acidofile”. Attenzione ad osservare il dosaggio prescritto. Qualsiasi siano i fertilizzanti impiegati, dovranno essere sparsi sul terreno, mai a contatto con le radici.  Per le piante coltivate in vaso ci si può servire di concimi liquidi. Anche in questo caso bisognerà scegliere un prodotto apposito per ortensie o per piante acidofile e diluirlo nell’acqua,  alla dose indicata dal fabbricante. 
Regola generale: non usare fertilizzanti dopo il mese di luglio (ultima applicazione a giugno) perché rischierebbero di compromettere la buona trasformazione degli steli verdi in legno, che avviene in genere verso la metà di agosto. La concimazione deve sempre essere preceduta da una copiosa annaffiatura per evitare che le radici superficiali possano bruciare. 
Attenzione all’eccesso di azoto. Se le ortensie apprezzano molto l’azoto, non bisogna tuttavia esagerare poiché una pianta troppo nutrita rinuncerà a fare fiori.  Un apporto eccessivo d’azoto blocca il processo di fioritura, anche se sarà il fogliame ad avvantaggiarsene in grandezza, lucentezza e intensità di colore.

Potatura 

Poiché con un’errata potatura si può compromettere la fioritura di tutta una stagione, sarà bene sottolineare che nessuna  potatura è preferibile a una potatura sbagliata. 
La corretta potatura può aiutare la pianta a rettificare eventuali brutte forme assunte nella crescita, a contenerla, a ringiovanirla, a dare fiori più grandi. 
La potatura può essere fatta in autunno dove il clima è mite, in primavera dove l’inverno è freddo. 
La prima ed ovvia operazione di potatura consiste nel taglio dei fiori secchi. A fine autunno o inizio inverno si accorcerà lo stelo fiorito sopra la prima coppia di gemme e non si toccheranno invece i rami cresciuti nell’anno, riconoscibili perché portano una gemma in punta. 
Un’ulteriore potatura di pulizia è necessaria sulle ortensie  a fiore piatto o globose, se brinate autunnali o successive gelate abbiano danneggiato giovani steli ancora teneri e le loro gemme. In marzo o aprile, questi steli morti andranno accorciati fino a raggiungere il legno sano; in alcuni casi verranno tagliati a livello del terreno. 
I rami di un anno che hanno già fiorito, saranno accorciati di una sola coppia di gemme (due, se la pianta è troppo alta) e le gemme rimaste porteranno fiori. 
I rami di due anni che hanno fiorito, saranno un poco accorciati. Si recideranno alla base tutti i rami centrali molto vecchi che hanno un legno spugnoso e quelli che strisciano sul terreno, se antiestetici. 
Nei cespugli vecchi di cinque o sei anni molto estesi, per dare nuovo vigore alla pianta, si può controllarne le dimensioni e ringiovanirla: eliminando ogni anno 1/3 di tutti i fusti principali, recidendoli a livello del terreno. Questa operazione va fatta in gennaio o febbraio. 
Una potatura drastica, che comporti il taglio di tutti gli steli a 45 cm da terra, si rende necessaria quando il cespuglio sia diventato esageratamente grande per il posto che occupa o sia stato irrimediabilmente danneggiato dall’inverno. Non vi saranno fiori per quell’anno, ma nuovi getti spunteranno abbondanti durante l’estate e, la primavera successiva, si effettuerà un’ulteriore selezione per tenere soltanto i fusti più sani e robusti. I fiori compariranno nuovamente la stagione seguente. 
Gli esempi di potature suddetti si riferiscono a tutte le specie e varietà di ortensie, ad eccezione delle rampicanti, delle H. arborescens e H. paniculata. 
Poiché quest’ultime due specie e i relativi cultivar producono i loro fiori sui rami cresciuti nell’anno, le potature dovranno essere fatte come segue : 
- le varietà di H. arborescens dovranno essere tagliate ogni anno, in febbraio-marzo, a 30 cm dal suolo, i nuovi rami cresceranno abbondanti e veloci, fioriranno in estate. 
Le  varietà di H. paniculata si possono potare in due modi diversi: il primo consiste nel tagliare i rami degli anni precedenti, lasciando solo due coppie di gemme alla base di ogni stelo. Questa potatura si effettua in febbraio -marzo e nel corso della nuova stagione appariranno nuovi steli recanti grandi pannocchie di fiori. 
Se fosse necessario, per tenere sotto controllo la taglia del cespuglio, tutto un ramo può essere interamente rimosso. Più rami verranno rimossi, più i restanti offriranno fiori di grandi dimensioni. 
Il secondo metodo è quello di non potare affatto, con il risultato, spazio permettendo, di avere delle splendide piante molto grandi e folte, con fiori più piccoli, che ci offriranno uno spettacolo di naturale rigogliosa bellezza. 
La potatura della rampicante H. petiolaris consiste, eventualmente, nel limitare il suo vigore e nel contenerla entro lo spazio assegnatole. Il taglio dei fiori appassiti, effettuato molto vicino al fusto da cui si dipartono, favorirà un’ulteriore fioritura. 
La rampicante, sempreverde H. Seemannii che cresce vigorosa, dopo un lento decollo, necessiterà, solo più avanti, un taglio di contenimento.

Malattie 

BOTRYTIS: Botrite, Muffa grigia 
Fungo microscopico che forma sugli steli, le foglie e le infiorescenze delle chiazze grigiastre, che diventano grasse al tatto, costituite dalle spore che si diffondono a macchia, portando le parti colpite ad accartocciarsi e annerire. Il terreno pesante e un ambiente umido, molto ombroso, con scarsa circolazione d’aria favoriscono la diffusione della botrite. 
Lotta: 
Tagliare e bruciare le parti colpite, piantare o trapiantare in luogo più idoneo e in terreno più leggero.  Sarà bene eliminare e bruciare, a fine estate, i fiori, le foglie cadute e i residui della potatura, se la botrite non sarà stata completamente debellata. 
Trattamento invernale: 
Da inizio novembre a inizio aprile, spolverare di poltiglia bordolese una volta al mese, in condizioni di tempo favorevole (tempo asciutto, non in periodo di gelate) su tutte le parti aeree, come su tutta la zona del suolo attorno alla pianta. 
OIDIO: Mal bianco 
Malattia crittogamica che ricopre le foglie e i fiori di una pellicola bianca pulverulenta e anche molto antiestetica, che finisce per compromettere il vigore della pianta. 
Lotta: 
Tagliare e bruciare le parti colpite. Le Applicazioni di zolfo in polvere o bagnabile sono efficaci a livello preventivo, nella dose massima di 40 gr. x 10 l. d’acqua. Il permanganato di potassio è curativo spolverizzandolo nella dose di 15 gr. x 10 l. d’acqua. Trattare anche le zone più prossime tutt’intorno. 
VIROSI DELL’ORTENSIA 
Virus che si manifesta con il nanismo, una tinta da violetta a rossastra di tutte le parti della pianta, l’opacizzazione delle foglie e la produzione d’infiorescenze di piccolissima taglia (circa 1/3 della dimensione normale). E’ molto contagioso, anche se piuttosto raro. Ne può essere colpita l’H. serrate ‘Preziosa’. 
Lotta: 
Non esiste alcun mezzo di lotta o prevenzione possibile. Distruggere col fuoco il soggetto colpito dal virus, comprese le radici, eliminare il terreno compromesso o l’eventuale contenitore. Non ripiantare un’altra ortensia nello stesso posto. 
VIRESCENZA DELL’ORTENSIA 
Questa malattia che si manifesta, principalmente, con il colorarsi di verde delle infiorescenze, è dovuta all’attacco del mycroplasma, un agente che aggredisce la pianta portandola ad un deperimento progressivo fino alla morte. Inizialmente la VIRESCENZA si presenta in modo ingannevole perché la colorazione verde dei fiori appare molto attraente, fa pensare di essere di fronte ad una mutazione straordinaria, un nuovo cultivar sensazionale. Si tratta invece di una malattia estremamente contagiosa; si sa di collezioni intere andate perdute per causa sua, perché questo virus viene trasmesso da una pianta all’altra per mezzo di parassiti, di insetti impollinatori, dall’uso di attrezzi infetti. 
Lotta: 
Non esiste alcun trattamento efficace e il contagio è estremamente rapido. E’ imperativo distruggere con urgenza bruciando tutte le piante contagiate, i loro contenitori e/o il substrato in cui queste piante erano coltivate. Vietato ripiantare una nuova ortensia nel medesimo posto.

Nessun commento:

Posta un commento